sabato 28 maggio 2016

Di dono in dono

«Date voi stessi loro da mangiare» dice Gesù in questa domenica del Corpus Domini (cf. Lc 9,11-17). Parole che vanno dritto al cuore e parlano del dono di noi stessi, non di qualcosa di noi, oppure di qualche buona azione. Ci sembra di stare nella scena e di vedere l’espressione stupita degli apostoli nella cui mente avvenne un corto circuito. Non abbiamo nulla e dobbiamo dare! Non disponiamo dei mezzi necessari, non possiamo rivolgerci a qualcuno che ci dia una mano. Siamo senza nulla. Che cosa dobbiamo dunque donare a questa gente?

Anche Maria quando Dio le propose di diventare madre di Gesù non aveva le condizioni necessarie. Cosa poteva mai generare una vergine? Maria, catapultata in un altro mondo, fu pronta e diede il permesso a Dio di fare in lei quanto aveva in mente. Perciò ci comprende nel disorientamento che proviamo davanti alle chiamate di Dio. Perciò abbiamo bisogno di lei e di affidarci alle sue cure. Maria ci aiuta a non avere timore. Anche se conosciamo e amiamo Dio, proviamo comunque sempre un po’ di timore quando facciamo “discernimento” ossia quando distinguiamo in maniera sempre più netta i contorni della sua nuova chiamata.

Gli apostoli erano già dei chiamati, ma quel giorno quando si sentirono dire le parole: «date voi stessi loro da mangiare», ebbero timore nel considerare quello che gli stava chiedendo Gesù e i 5 pani e 2 pesci che si trovavano tra le mani. Ma poi si decisero a esporsi. 

Quando in noi si radica questo atteggiamento eucaristico, questo farsi dono, allora bisogna mettere sempre in conto che Dio ci chiamerà a una crescita costante, di dono in dono. Forse i discepoli mentre distribuivano quel pane che non finiva mai non ebbero la lucidità di fermarsi a riflettere su quello che stava accadendo. Troppo intenso quello che gli era capitato di vivere! Ma dopo, nel guardare le 12 ceste piene, si resero conto di essere stati strumenti del miracolo. Per ognuno di loro, una cesta piena di quello stesso pane che prima era il segno più evidente della loro impotenza.


«Ha guardato l’umiltà della sua serva»: Maria sa bene qual è l’unica condizione veramente indispensabile per il miracolo. Lasciare che Dio trasformi il nostro niente in un tutto se decidiamo di donarlo, non da soli, con le nostre forze, ma uniti a Lui, a cui sempre dobbiamo chiedere la grazia di farci capire fino a che punto Lui si è donato e si dona per noi, nell'Eucaristia come in ogni nostro respiro. 

sabato 21 maggio 2016

Verso una vita creativa



«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (cf. Gv 16,12-15). Con queste parole Gesù, nella domenica in cui celebriamo il mistero di Dio come Trinità di amore, ci dice una cosa importante per la nostra vita: nulla è scritto e determinato, ma ogni percorso esistenziale è aperto e dinamico. Una cosa è scritta ed è la certezza di essere amati da Dio. Ma tutto il resto, vale a dire quello che a noi interessa sapere finché siamo su questa terra, possiamo costruirlo insieme con Lui, scegliendo ogni giorno il bene, nelle modalità che di volta in volta sapremo trovare insieme con Lui.

L’affidamento a Maria, che noi abbiamo scelto come consegna della nostra intera esistenza, risponde esattamente a questa esigenza. Essere sempre creativi nella disponibilità a esplorare nuove maniere di donarci, per il bene nostro e degli altri. Se Maria avesse saputo tutto in una volta quello che le sarebbe accaduto, non avrebbe potuto imparare l’arte di crescere e di donare il suo tempo e i suoi talenti e soprattutto non sarebbe stata responsabile delle sue scelte. Così lei, nel prenderci sotto la sua protezione, ci aiuta a capire - leggendo i due libri fondamentali che sono la Parola di Dio e la vita - in quale direzione investirci e quale tentativo osare per tradurre nella concretezza ciò che Dio ci suggerisce nel cuore.

Impresa impossibile senza la fiducia nello Spirito Santo. Questo non significa che non andiamo incontro al fallimento o all’errore, ma che quello che conta è la rettitudine interiore. Se stiamo cercando semplicemente di fare la sua volontà e non la nostra, Dio si farà capire. A chi di noi non è mai capitato di incaponirsi su una strada e non riuscire a proseguire non per una nostra decisione ma perché Lui ha voluto così? E in questo modo abbiamo capito che ci ha impedito di commettere degli sbagli grossi e plateali. Così saremo beati se, incuranti delle possibili sconfitte, abbiamo il coraggio di mettere in pratica quello che Lui ci dice, specialmente se non abbiamo la minima idea di come dare inizio all’opera. Lo Spirito Santo verrà e vi guiderà, promette Gesù.


sabato 14 maggio 2016

Felici delle sorprese di Dio




Domenica di Pentecoste con il Vangelo (Gv 14, 15-26) in cui Gesù promette il dono dello Spirito Santo, il Paràclito che resterà con noi per sempre e che vivendo in noi renderà presente nella nostra carne, nella nostra vita Gesù stesso e le sue parole. Promessa mantenuta a Pentecoste, 50 giorni dopo la Risurrezione. Quella sera speciale di duemila anni fa ci è raccontata negli Atti: Maria e gli apostoli erano radunati insieme, e vivevano l’attesa della promessa mantenendo un clima di particolare preghiera. Gesù gli aveva chiesto di restare in città dove avrebbero ricevuto lo Spirito. Per Maria dovette essere un passaggio molto forte.

Quando Luca ci dice che lo Spirito arrivò all’improvviso, mentre il giorno della Pentecoste stava compiendosi, ci sembra di rivedere Maria in altre circostanze. Dopo l’annunciazione, quando Giuseppe sembrava essersi allontanato e per lei iniziava un tempo di solitudine e di prova, ecco che all’improvviso l’angelo interviene e risolve tutto. Quando la vita del piccolo Gesù è in pericolo, Dio li porta via, facendoli trasferire in un’altra nazione. Quando con la morte di Gesù la promessa sembra delusa, ecco che la risurrezione ribalta ogni cosa e rinnova dalle fondamenta la faccia della terra. Ora nel cenacolo ancora una volta Maria partecipa a una manifestazione di Dio che è sì frutto di una promessa, quindi certa, ma assolutamente inaspettata nelle sue modalità. Ancora una volta all’improvviso Dio scombussola tutto e col soffio del suo vento rinnovatore allontana vecchie paure e apre a un nuovo coraggio.

Gli apostoli sono stretti attorno a Maria, madre sapiente, che conosce bene l’agire di Dio ma che continua a stupirsi, con i suoi grandi occhi innocenti, davanti alla creatività con cui Lui sa farsi presente, illuminando di novità i nostri tramonti. Noi che siamo affidati a Maria sentiamo il bisogno di custodire come lei questa attesa profonda dello Spirito Santo, e siamo davvero felici che il nostro Dio ci sorprenda giungendo alla fine della giornata e all’improvviso, perché sentiamo che la nostra vita è dinamica, aperta e in continua crescita. Amiamo questo modo di agire del Signore anche se non lo comprendiamo fino in fondo, ma come Maria sappiamo che è per il nostro bene, perché siamo audaci e fiduciosi, e sempre pronti a ricominciare. La vita del cristiano è un allenamento alle sorprese di Dio!

giovedì 5 maggio 2016

Accogliere lo Spirito



Inizia questo venerdì la novena in preparazione al dono dello Spirito Santo. Lo Spirito c'è già, già abita i nostri cuori e la nostra terra, non dobbiamo cercarlo quanto accoglierlo. San Massimiliano ci svela il modo, l'unico possibile: la preghiera. Intensa, attenta, sentita, sofferta. La preghiera che è segreto colloquio con il Signore in tempi precisi e in mezzo alle quotidiane occupazioni. Sguardo fisso sull'essenziale, coscienza viva della sua presenza. Se fosse spontaneo pregare, non staremmo a parlarne. Il tempo, lo spazio, l'attenzione sono coordinate che dobbiamo scegliere. 

Gli apostoli aspettavano perseverando nella preghiera, insieme con Maria. Il modo più semplice è stabilire da oggi il rosario quotidiano. Se affidiamo a Maria la nostra attesa dello Spirito Santo, con lei lo riceveremo di nuovo. Poi l'impegno a tenere sempre unito il cuore con quello di Cristo. Chiudere ogni tanto gli occhi e pensare che Lui c'è e tiene la sua mano sulla nostra testa, per benedirci, per custodirci. Infine vivere intensamente la preghiera della Chiesa, partecipare alla liturgia, proporre momenti di adorazione e di riflessione, cantare e lodare il Signore. Anche queste cose non si producono spontaneamente. Noi dobbiamo animare e proporre, noi dobbiamo unirci e mettere i nostri talenti a disposizione della comunità. Lo Spirito si riceve con passione e intensità. 

Per Dio le tappe sono importanti, perciò ha voluto la liturgia con il suo cammino annuale. Perché facciamo esperienza che un momento non è come un altro e che quando a un momento importante ci si prepara bene, si vive una grazia speciale e si ha maggiore chiarezza interiore del passaggio che è avvenuto. Si vede un prima e un poi. Massimiliano Kolbe si è donato interamente a Maria e poi non ha più pensato a sé, ma unicamente a come farsi condurre dallo Spirito Santo e a come condurre gli altri allo stesso abbandono. Per questo si è speso senza misura. Prepariamoci bene alla Pentecoste. Interiorizzando la Parola, anche noi ci renderemo conto della chiamata di Dio e del passo concreto da fare. Saremo perciò nuovi, rinnovati dal di dentro e motivati dallo Spirito che ci si è manifestato ancora una volta. 

La Via della felicità