sabato 26 marzo 2016

Affidarsi e risorgere


«E vide e credette» ascoltiamo oggi nel Vangelo di questa Domenica di Pasqua (cf. Gv 20,1-9). Giovanni, che aveva vissuto tre anni accanto a Gesù, che lo conosceva perché lo amava, vede e crede. Non vede ancora il corpo glorioso, questo accadrà fra poco, eppure crede. La fede in Gesù Risorto è il dono che lo Spirito consegna ai nostri cuori, toccandoli dolcemente perché si aprano e corrispondano. Per credere non è necessario vedere con gli occhi fisici, ma è necessario vedere col cuore, ossia sperimentare la presenza di Gesù.

Non è un caso che Giovanni abbia creduto alla vista del sepolcro vuoto: lui è il discepolo che ha posto il capo sul petto di Gesù, che cioè ha stabilito col suo Maestro una relazione di autentica fiducia e abbandono. Lui è stato il primo a ricevere Maria come Madre ai piedi della Croce. Nell’affidarsi a lei, ha trovato anche la via più dritta per riconoscere Cristo Risorto. Il contatto con Maria gli ha cambiato il cuore e gli ha permesso di cogliere Dio oltre l’apparenza. Ci sono persone, e Maria è una di queste, così trasparenti alla grazia da diventare canali di collegamento diretto con l’amore di Dio. Poiché Dio è presente nei loro cuori e può passare senza trovarvi ostacoli, ecco che la vicinanza con loro genera un risveglio nell’altro, che ritrova Dio nel proprio cuore.


Affidarsi e risorgere, affidarsi “è” risorgere! Ogni autentico atto di abbandono in Dio spalanca le porte a un cammino di purificazione che ha come esito la più straordinaria delle esperienze: la rinascita nello Spirito tramite l’incontro diretto tra l’anima e Gesù. Tutto impallidisce davanti alla possibilità concreta di incontrare Gesù Risorto. Possiamo iniziare a risorgere già da adesso se, avvertendo la spinta interiore a donarci a Lui, lo scegliamo veramente, confidando nella protezione e nell’aiuto di Maria. 

sabato 19 marzo 2016

La pace possibile


«Camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme» è detto di Gesù nel Vangelo di questa  domenica delle Palme (cf. Lc 19,28-40). Gesù è il Dio che avanza nelle vicende della nostra storia, fatta di eventi densi di contraddizione, aprendoci il varco della fiducia e della pace. I discepoli che lo accolgono festanti sentono infatti il bisogno dirompente di cantare con gioia perché la pace si è fatta tangibile nei loro cuori grazie alla presenza di Gesù. Non a caso i farisei si infastidiscono e chiedono a Gesù che li faccia smettere. Ma Gesù gli dice chiaramente che non lo farà e che anzi nessuno riuscirà mai a togliere dal cuore di chi appartiene a Lui il dono inestimabile della pace.

Uno dei frutti del nostro affidamento a Maria sta nella pace interiore, che riceviamo come dono, come effetto del nostro vivere da persone risanate e riconciliate. Maria nella sua vita sobria e serena ha gustato le profondità di quella pace e di quella interiore pienezza che è il desiderio di ogni persona. Ognuno di noi ha bisogno di sentirsi gratificato interiormente, appagato e nutrito. Questo desiderio di essere fatti oggetto di cure e di premure diventa spesso spinta disordinata verso le cose, su cui ci si getta nella speranza di sentirsi a posto. Il consumismo non è altro che l’illusione di trovare nelle cose create quel nutrimento spirituale che non può che venire da ciò che è spirituale, ossia l’amore di Dio. Se invertiamo i termini, finiamo schiavi delle cose, e per giunta anche inappagati e continuamente alla ricerca di nuovi stimoli e nuove gratificazioni, che però stranamente ci lasciano vuoti e scontenti.

Come liberarci da questa schiavitù? Maria ha tenuto lo sguardo fisso su Gesù. E Gesù ha camminato davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. A noi viene perciò dato questo messaggio: se invece di cercare appagamenti nelle cose cerchiamo principalmente la volontà di Dio per noi, allora sappiamo dove dirigerci e non scappiamo dalla vita, ma la abitiamo con coraggio e fiducia, anche se ci costa. Avremo in cambio un dono inaspettato: la pace del cuore. Ossia la certezza sperimentata che Dio ci abita con la sua pace, che custodisce la nostra vita con assoluta sicurezza. Questa è il meglio a cui possiamo aspirare su questa terra. Ed è una realtà possibile.

sabato 12 marzo 2016

Maria, esperta di cose nuove

«Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada» (cf. Is 43,16ss). La novità di Dio è al centro delle letture di questa quarta domenica di Quaresima. Gesù, nel Vangelo, posto in mezzo a una grande scena di accusa verso una donna considerata peccatrice, non si lascia intrappolare dai giudizi umani. Scrive invece col dito per terra la nuova legge del perdono. Mostra la bellezza della sua misericordia che, sola, può rispondere al bisogno di riconciliazione del cuore umano. Il cuore debole che cade in peccato non ha bisogno dell’atto di accusa, perché l’accusa distrugge, annienta, spegne la speranza; ha bisogno invece del perdono, per ritrovare l’armonia perduta e ricominciare a vivere.

Maria, nostra madre, è esperta di cose nuove che germogliano dal tronco secco delle nostre storie. Lei stessa, vergine incapace di generare, accoglie la vita dal tocco dello Spirito Santo. In quel deserto apparente Dio ha aperto una strada nuova. Gli è bastato quel semplice sì, fatto di fiducia e di gioiosa accoglienza per ridare vita al mondo, ormai morto sotto il peso dei suoi mali. Maria oggi ci ripete: “Apriti anche tu allo Spirito, non chiuderti alla novità, non fare del tuo modo di pensare un idolo, che ti esclude dallo stupore delle cose nuove che Dio suscita anche adesso”.


Ce ne accorgiamo spesso di quanta fatica facciano le persone a lasciare se stesse per fare spazio alla novità dello Spirito. Questa novità giunge con semplicità, parla al cuore, mostra vie di accoglienza e condivisione percorribili. Ma molti preferiscono la diffidenza e l’indifferenza, che impediscono a Dio di farsi presente attraverso la gioia della comunione e delle relazioni. Maria ci aiuta a non rattristarci davanti a questi deserti, ma a perseverare e a credere nuovamente nella forza dell’accoglienza e della fraternità. Lei ci incoraggia a non cedere allo scoraggiamento quando ci sentiamo soli nella battaglia, perché se Dio può aprire una strada nel deserto, vuole anche dire che ci sono delle possibilità da realizzare e da percorrere insieme con gli altri, per lo meno con chi vorrà camminare con noi. Oggi Maria ci aiuta ad aprirci a questa novità che Gesù vuole scrivere nella nostra storia, e che parla il linguaggio del perdono e dell’amore. A noi contemplare questo germoglio carico di futuro e di bellezza, a noi concretizzare questa novità di vita imprimendo passione e gioia ad ogni più ordinaria azione. 

La Via della felicità