sabato 29 ottobre 2016

Attraversati dall'amore

Il Signore attraversa la nostra anima come attraversò Gerico quel giorno in cui la salvezza entrò nella casa del peccatore Zaccheo (cf. Lc 19,1-10). E lo fa ogni giorno attraverso la sua parola, che ci viene incontro nella liturgia della Chiesa. Proprio perché questa potenza di amore e di vita è tanto semplice e viene a noi con tanta facilità e familiarità, può capitare che sia nascosta per noi, pur essendo raggiungibile.


Maria a cui ci siamo donati con tutto il cuore - perché vogliamo davvero che Dio possa trovarci disponibili per la sua azione - non ha avuto questo problema. Quando lo Spirito ha cercato delle vie per farle capire qualcosa di decisivo per la sua vita, ha trovato un cuore pronto e sereno, e colmo di desiderio, come Zaccheo quel giorno sul ramo di sicomoro. Ogni volta in cui la pagina del Vangelo viene voltata con amore, è come se lo sguardo di Gesù ci cogliesse con una nuova intuizione, una nuova carezza, un consiglio, una luce, un rimprovero. Quello di cui necessitiamo in quell’ora.

Ecco perciò che Maria nel prenderci tra le sua braccia, non ci culla solamente, ma ci stimola a fare dei passi concreti verso la volontà del Figlio. Ci fa capire che più siamo disposti a perderci più siamo aperti allo Spirito, che passando non ci troverà intenti nelle nostre complicazioni ma alla ricerca delle sue ispirazioni. Affidarci a Maria è una scuola di ascolto. Quando ci prende per mano non ci lascia come prima, ma ci ispira nuovi cammini, in cui ci sarà da soffrire, da correre, da dover arrampicarsi da qualche parte, ma tutto sarà per far sì che i nostri desideri più profondi e veri si incontrino con Colui che questi desideri ce li ha messi nell’anima. Quando il nostro cuore sarà solo acceso da questo desiderio, allora accade che quella Parola meditata diventi sguardo attento e dolcissimo con cui il nostro Dio ci sta di fronte, aspettando solo un nostro risveglio per farsi dono alle nostre povertà.

Questa salvezza che ha il profumo del sicomoro ed è leggera come l’aria di Gerico quel giorno, è alle nostre porte anche adesso. Lasciamoci guidare, ispirare e accarezzare da questo soffio gentile, anche se la vita ha un altro sapore, più amaro, più ruvido. Non esiste un angolino senza dolore, diceva quell’innamorato di Maria che è stato san Massimiliano Kolbe, ma non esiste neppure un angolino senza che l’amore di Dio ci penetri e ci avvolga. 

sabato 15 ottobre 2016

Sempre connessi


«Pregare sempre senza stancarsi mai» (cf. Lc 18,1-8). Il cuore del messaggio evangelico di questa domenica sta in questa relazione col Padre che va sempre vissuta con consapevolezza, senza pensarsi mai da soli, neppure per un istante. Per fare questo, per non allontanarci da questa sorgente, ci è dato un aiuto grande nell’affidamento a Maria. Rappresenta un dono che Dio ci fa venendoci incontro per sostenere le fatiche del viaggio di noi pellegrini. Se non ci pensiamo come viandanti della vita e della fede non comprendiamo la profondità e l’importanza di confidare in Maria e crescere nella relazione con lei. Se invece guardiamo con realismo alla nostra condizione, siamo contenti di poter contare su una madre che è sempre dalla nostra parte e fa di tutto per non farci mancare il suo amore e la sua premura materna.

In particolare oggi Maria ci spiega con pazienza e tanta tenerezza che dobbiamo, se vogliamo custodire la serenità interiore, rivolgerci a lei come figli, con lo sguardo del cuore dei figli. I figli, si sa, ogni tanto, anche senza motivo, cercano il volto materno e una carezza in cui sentirsi voluti bene. Dopo poi, possono correre e anche conquistare il mondo, affrontare battaglie e arrivare a donazioni radicali. E ci riescono proprio perché partono da questo abbraccio, da questa forza che è l’amore invincibile di Dio per noi. Che altro vorrebbero dire Gesù e anche Maria quando ci invitano a pregare sempre? Non è sempre l’ora di pensare direttamente a loro, ma è sempre l’ora di stabilire una profonda connessione interiore che parla il linguaggio della fiducia e della figliolanza.   

domenica 9 ottobre 2016

Dire grazie


Il Vangelo di oggi ha tratti sconvolgenti (cf. Lc 17,11-19). Ci sono dei malati, persone sole, emarginate, bloccate nella paura e nel senso di disprezzo e rifiuto, e c’è Gesù, che con la forza della sua parola li guarisce. Il ponte che apre la strada al miracolo è l’invocazione che esce dai loro petti affaticati dal dolore: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi!”. Tutti e dieci ricevono il soccorso della grazia, uno solo però torna a ringraziare il maestro. E Gesù lo loda perché ha avuto fiducia in Lui e così è salvato. Ma non sono salvi anche gli altri?

Ci viene in mente il canto di lode di Maria, che è un grazie declinato in mille sfumature differenti, rivolto al Padre di cui vede chiaramente l’azione e nel riconoscerla è presa da stupore e meraviglia. Guardando al modo in cui Maria ha collaborato al progetto divino, capiamo come non basti ricevere l’amore di Dio se questo poi non diventa vita anche nostra e non permea ogni nostro gesto, scelta, parola. Testa, cuore e mani, ci verrebbe da dire. Questo amore che Dio costantemente e senza interruzione riversa nei nostri cuori, è vita e non sopporta di essere incasellato e chiuso a chiave dalle nostre resistenze e dai nostri schemi. Ecco perché il lebbroso guarito fa bene a ritornare sui suoi passi. In fondo lui è l’unico che non obbedisce a Gesù e al suo comando di recarsi dai sacerdoti.


Un modo provocatorio con cui ancora una volta Gesù capovolge la nostra logica e ci insegna una cosa tanto facile quanto scomoda: ascoltare il nostro cuore. Se come Maria lasciamo al nostro cuore e ai nostri affetti la libertà di spandere il loro profumo come sentono e nel momento in cui lo sentono, faremo delle belle scoperte riguardo al modo in cui Dio ci parla nelle concrete situazioni della vita. Proprio ascoltando il suo cuore il lebbroso ha incrociato lo sguardo di Gesù e ha ricevuto una parola per la vita, la parola che lo ha salvato per sempre. 

sabato 1 ottobre 2016

Capaci di fare tutto


C’è un aspetto dell’affidamento a Maria a cui pensiamo leggendo questo Vangelo domenicale (Lc 17,5-10). Quando Gesù dice che chi ha fede può anche dire a un albero di sradicarsi e piantarsi nel mare ed esso obbedirà, usa naturalmente un linguaggio paradossale per esprimere però una verità. Chi vive in relazione con Lui come un figlio, fidandosi e ascoltandolo, camminando con Lui mano nella mano, è capace di fare tutto, anche di operare miracoli. 

La sua vita infatti diventa una esistenza totalmente messa a disposizione di Dio e perciò aperta a far passare la sua grazia. E poiché il Signore ha un progetto preciso per ognuno di noi, nulla gli è impossibile, se ci trova docili e pronti.

Questo è l’obiettivo dell’affidamento: consegnarsi nelle mani di Maria non per ottenere chissà quali privilegi ma per vivere in comunione profonda con lei e con il Signore e perciò divenire strumenti di pace e di misericordia negli ambienti che frequentiamo. Donandoci a Maria non facciamo una semplice preghiera, ma facciamo una scelta radicale. Ci disponiamo a rinunciare alla nostra volontà per cercare con tutto il cuore di seguire le indicazioni che lei ci darà, senza pretese, ma con lo stupore del pellegrino, che va scoprendo pian piano lo splendido disegno tracciato dal Padre che è nei cieli. Chi si affida a Maria sul serio vede cambiare la sua vita e in lui si realizza il desiderio espresso oggi dagli apostoli: “Signore, accresci in noi la fede!”. Che vuol dire, fa’ che in noi tutto si unifichi a tal punto che la nostra fiducia in Te diventi vita.

La Via della felicità