sabato 4 febbraio 2017

Sale e luce

Sale, luce: sono questi i due elementi naturali, eterni come il mondo, che Gesù utilizza questa domenica per parlarci della nostra vocazione cristiana (cf. Mt 5,13-16). Tante volte ci si preoccupa di trovare le modalità per far passare la propria fede, di escogitare delle linee operative perché la luce di Cristo che si è incontrata infiammi anche l’esistenza degli altri. Tutte buone motivazioni. Eppure volgendo lo sguardo sul grano di sale o sulla fiammella di una candela, è un altro il messaggio che ci arriva. Il sale sala da se stesso, nel momento in cui si mescola coi cibi, dandogli sapore. La luce illumina da se stessa, nel momento in cui è posta in un ambiente. Sia il sale che la luce, poi, contagiano perché si amalgamano alle realtà nelle quali si trovano. Il sale ad esempio quasi sparisce compenetrando tutto ciò che tocca. Come la luce, che avvolge chiunque le si accosta. 

Quando Massimiliano Kolbe invita a “suscitare l’amore verso l'Immacolata accendendolo nel proprio cuore” per “comunicare tale fuoco a quelli che vivono accanto”, sta proprio dicendo questo. Che dobbiamo permettere all’amore di trovare in noi una trasparenza tale da poter agire sull’esterno. Maria, cui ci siamo donati con il nostro atto di affidamento per la vita, ci dice che per essere sale e luce dobbiamo imparare sempre e nuovamente ad essere noi stessi. Se mi accorgo che non do sapore, è a me che devo guardare. Forse il Signore sta cercando di dirmi che ho lasciato un po’ andare la tensione positiva verso di Lui, che ho allentato la mia ricerca delle sue vie, che sono diventato un po’ tiepido. Se non offro luce a chi mi sta accanto, forse ho permesso alla stanchezza di ritagliarsi uno spazio troppo grande, forse ho smesso di fissare il sole con la stessa intensità del primo incontro. 

L’esempio di Maria ci ispira. Prove e difficoltà insieme a una buona dose di sofferenza, non le sono mai mancate nella vita. Eppure la vediamo mentre con ogni gesto e con ogni parola esprime caparbiamente tutta l'intensità del suo essere sale e luce. A Cana Maria è sale della terra: la sua presenza non è irrilevante, che ci sia o meno fa la differenza. Lo stesso sotto la Croce: la sua luce sempre accesa, pur nel buio del più assurdo dei drammi, ha sostenuto anche il figlio e ha fatto la differenza. Crediamo che se questa vita vale la pena di viverla al massimo è solo perché l’amore di Dio ci spinge a questo. Lui che guardandoci con infinita tenerezza, ci sussurra che crede in noi, conta su di noi, e aspetta da noi che siamo sale e luce, che diamo al mondo la migliore versione di noi stessi, come Maria.  

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